Il giorno 8 luglio scorso la Bce ha ufficializzato la sua nuova strategia di politica monetaria, aggiornando quindi quanto era in vigore dal 2003:
Pur mantenendo come obiettivo quello di un’inflazione al 2%, la Bce adotterà una strategia “simmetrica” in cui sia gli scostamenti superiori sia quelli inferiori saranno considerati ugualmente inopportuni. Questo si discosta dalla strategia precedente in cui l’attenzione maggiore veniva rivolta ad eventuali rialzi sopra la soglia più di quanto non avvenisse per i periodi in cui l’inflazione era inferiore. Se nei fatti negli ultimi anni questo approccio era stato lentamente rivisto, dato che l’inflazione ha quasi sempre stazionato al di sotto del livello del 2%, è importante notare come questo aspetto sia stato formalizzato e come nello stesso tempo sia stata chiarita la volontà di aggredire le eventuali discese sotto l’obiettivo in maniera maggiore di quanto fatto sino ad ora con strumenti, si dice, che essendo difficile portare i tassi di interesse negativi oltre una certa soglia, non potranno che essere quelli di una politica effettuata tramite acquisti di titoli e operazioni di rifinanziamento.
Tali operazioni, evidenzia la Bce, potrebbero portare l’inflazione a stazionare “per un periodo transitorio” sopra il livello atteso del 2%. Se nella dichiarazione della Bce non viene specificato quale sia tale periodo, in modo da permettere alla Banca una certa flessibilità di gestione, a seguito dell’ultima riunione del Board della Banca del 22 luglio, le dichiarazioni di Christine Lagarde, hanno dato alcune indicazioni in proposito.
La Bce non modificherà i tassi sino a che l’inflazione non raggiungerà l’obiettivo del 2% con un certo anticipo (“well ahead”) rispetto alla fine dell’orizzonte temporale delle sue previsioni economiche. Interrogata in conferenza stampa su cosa significasse “well ahead”, Lagarde ha dato come indicazione “il punto di mezzo”. Ciò significa che se le proiezioni temporali della Bce sono di 3 anni, un intervento di politica monetaria ci potrà essere solo se l’obiettivo del 2% fosse raggiunto già un anno e mezzo prima del termine di tale proiezione. Ma quali sono le proiezioni economiche che la Bce ha aggiornato nell’ultima riunione? Se il PIL viene visto a rialzo del 4,7% nel 2021 e del 4,6% nel 2022 (migliorativo rispetto alle precedenti previsioni del 4,2% e 4,1%), l’inflazione complessiva (a cui si riferisce la strategia del 2%) è vista all’1,9% quest’anno e del 1,5% il prossimo.
Coerentemente la Bce non ha modificato la politica dei tassi e confermato una prosecuzione degli acquisti di titoli al passo attuale.
Potete trovare qui una sintesi, rispettivamente, delle manovre di politica monetaria riguardo i tassi di interesse e l’acquisto titoli e prestiti della Bce:
https://www.dirittofuturo.org/?p=1025
https://www.dirittofuturo.org/?p=987
Tra gli altri contenuti della nuova strategia della Banca è da notare anche la dichiarazione sull’opportunità di valutare, nella considerazione del reale impatto sulle famiglie, anche quello dei prezzi delle case occupate dai proprietari, che sono al momento esclusi dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) con cui viene valutata l’inflazione. Se tale obiettivo non può che avere un orizzonte pluriennale, “nelle proprie valutazioni di politica monetaria il Consiglio direttivo terrà conto, nel frattempo, di misure dell’inflazione che comprendono stime iniziali di tali costi nell’insieme più ampio di ulteriori indicatori dell’inflazione di cui si avvale”.
In sintesi, se nel breve periodo la riunione della BCE non ha portato grosse novità dal punto di vista operativo, di certo la nuova “forward guidance”, si dimostra più aggressiva della precedente (soprattutto se letta insieme alla nuova strategia adottata dall’8 luglio) e foriera di stazionamenti su livelli di inflazione relativamente più elevati rispetto a quanto previsto prima senza che la Banca si senta in dovere di effettuare strette monetarie (Lagarde non ha specificato valori, ma si può stimare che nulla succederebbe sino ad una inflazione complessiva al 2,5%). Una situazione questa che difficilmente porterebbe a un clima di unanimità all’interno del board, data la ritrosia di molti paesi ad accettare escursioni eccessive dei prezzi. Unanimità, del resto, che già nella presente ricalibrazione della forward guidance, ha dichiarato Lagarde, il board non è riuscito a raggiungere.