UNO SGUARDO AL MERCATO INTERBANCARIO AMERICANO: IL TAPERING E IL FED FUNDS RATE

L’analisi dell’andamento degli interventi della Federal Reserve a mercato aperto ci permette di meglio comprendere alcune dinamiche in atto sul fronte dei tassi di interesse in questo momento.

Il mercato interbancario è la prima fonte di finanziamento di brevissimo periodo di qualsiasi operatore finanziario, in esso le banche si scambiano denaro definendo quindi un tasso di interesse di equilibrio che è il Fed Fund Rate.

Nelle intenzioni della banca centrale, infatti, il suo intervento tramite prestiti diretti alle banche deve essere solo di ultima istanza, ma in una situazione “normale” gli operatori privati devono fare da sé utilizzando il mercato interbancario il cui tasso di interesse dovrà quindi essere più basso di quello ufficiale di sconto. Il tasso interbancario è ovviamente sottoposto alle leggi di mercato e se cresce la domanda di prestiti crescerà anche il tasso di interesse.

L’obiettivo di Fed Funds rate viene stabilito ad ogni riunione periodica della Banca Centrale (FOMC: Federal Open Market Committee), e su questa base la Federal Reserve interverrà o meno sul mercato al fine di far sì che i tassi di mercato non si discostino troppo da questo valore.

Qualora il tasso di mercato salisse troppo (cioè sopra il valore del tasso di sconto che è quello a cui la banca centrale fa prestiti alle banche commerciali qualora ne  avessero bisogno), il compito della banca centrale è di fare in modo che i tassi interbancari ritornino a una situazione di normalità con interventi diretti sul mercato interbancario (con operazioni dette Repo, Repurchasing agreement) che consistono in prestiti di brevissimo periodo (anche inferiori a un giorno, “overnight”, o superiori, “term”) in cambio di titoli obbligazionari (che fungono quindi da collaterale di garanzia), ma con un accordo di “riacquisto”, da parte di colui che contrae il prestito, già definito in termini di prezzo e di tempo. Questo meccanismo fa quindi crescere la liquidità nel circuito e scendere i tassi di interesse. Nel caso in cui ci sia invece troppa liquidità (e i tassi interbancari scendessero eccessivamente), la banca centrale farà l’operazione opposta, i reverse Repo, ritirando liquidità dal mercato in modo da far risalire i tassi di interesse sopra il valore di un altro tasso che è definito dalla Banca centrale e cioè il tasso a cui questa remunera le riserve che le banche non prestano ai loro clienti e depositano presso la Federal Reserve stessa. Si vengono quindi a formare due riferimenti al di sopra e al di sotto dei quali la Banca Centrale, attraverso operazioni di mercato si impegnerà a non far oscillare i tassi interbancari: il tasso ufficiale di sconto (riferimento superiore: 0,25%) e il tasso a cui vengono remunerate le riserve (riferimento inferiore: 0%).

La Federal Reserve ha operato, a partire da marzo e sino al mese di giugno del 2020, massicci interventi di Repo con l’obiettivo di fornire al sistema la liquidità di cui rischiava di venire a mancare nel periodo più acuto della crisi covid. Nella figura sotto si può osservare l’andamento dei Repo in quel periodo.

Gli interventi della Fed sono sostanzialmente terminati nel mese di giugno del 2020 e il mercato si è mantenuto all’interno del target tra 0-0,25% senza necessità di alcun intervento da parte della banca.

A fronte però di una progressiva discesa del valore effettivo del Fed Fund Rate, a cominciare dal mese di aprile di quest’anno, la Fed ha iniziato ad attuare delle manovre inverse a quelle precedenti cioè i reverse repo, ritirando quindi liquidità dal mercato overnight tramite la vendita di treasuries, come mostrato nella figura qui sotto che illustra la quantità di queste operazioni negli ultimi mesi.  

Dal mese di giugno, per facilitare il processo, la Fed ha anche alzato i tassi con cui sono remunerati i depositi overnight presso di sé portandoli da 0 a 0,05%. Mossa cha ha ulteriormente agevolato le operazioni che sono continuate sino ad oggi con picchi che non hanno precedenti negli anni recenti, come mostrato in questa figura.

Le mosse delle Federal Reserve nelle operazioni overnight sono quindi opposte a quelle effettuate durante il giorno, con l’acquisto ogni mese di 120 miliardi di obbligazioni (80 di treasuries e 40 di titoli legati ai mutui immobiliari: ABS) il cosiddetto quantitative easing, con il quale la Banca  Centrale sta inondando il pianeta di liquidità. Il grafico qui sotto illustra l’andamento dell’EFFR (effective Federal Funds rate, linea blu) cioè del tasso interbancario reale definito dagli scambi di mercato. Si può notare come alla progressiva discesa di questo tasso dal mese di marzo del 2021 siano iniziate poco dopo le operazioni di reverse repo illustrate sopra, con l’intento di contrastare tale tendenza e riprendere il controllo dei tassi di breve con effetti che sono stati visibili dal mese di luglio in poi.

Nei prossimi mesi con molta probabilità, come ormai ha fatto intendere anche Powell nell’ultimo discorso pubblico tenuto la scorsa settimana a Jackson Hole, gli acquisti  del quantitative easing saranno ridotti iniziando il cosiddetto “tapering” che sarà graduale e nelle intenzioni dovrebbe portare nel tempo gli acquisti a zero, riducendo quindi progressivamente la quantità di liquidità iniettata e, molto probabilmente, anche la pressione a ribasso dei tassi e, di conseguenza, l’esigenza di queste massive operazioni di reverse repo.

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