
Un recente studio di UBS citato oggi da “Il sole 24 ore”, stima che 447 miliardi di euro di debiti delle imprese a rating elevato, a seguito della crisi in corso, rischino di essere declassati e di diventare “spazzatura”. Secondo le stime della stessa UBS in USA il rischio coinvolge una cifra simile di debito attualmente classificato come “Investment Grade” (e quindi relativamente sicuro): 475 miliardi di dollari.
Il punteggio assegnato dalle agenzie di rating ad un emittente (che sia governativo o privato) è una valutazione sul rischio che si incorre nell’acquistare i suoi titoli di debito (obbligazioni). Il rischio è ovviamente legato alle probabilità stimate che l’emittente fallisca (default) e non sia quindi in grado di restituire (in tutto o in parte) il denaro preso a prestito.
I punteggi vanno da AAA (massima affidabilità dell’emittente e quindi rischio minore) a C (l’emittente è prossimo al fallimento, rischio massimo). I giudizi delle agenzie di rating hanno una grossa influenza sul rendimento di un’obbligazione (e di converso sul costo che il governo o azienda in questione dovrà pagare sotto forma di interessi per poter prendere denaro in prestito da chi acquista le sue obbligazioni). Se il rating è elevato gli acquirenti considereranno bassi i rischi di quel titolo e si “accontenteranno” di un basso rendimento per acquistarli, viceversa se il rating è basso, essi richiederanno maggior rendimento per potersi assumere il rischio di prestare soldi all’emittente.
Esiste uno spartiacque molto importante nel punteggio assegnato dalle agenzie ed è quello tra obbligazioni Investment Grade (da investimento) e Obbligazioni High Yield (ad alto rendimento, a volte soprannominate anche Junk Bond, spazzatura). La minima valutazione per poter emettere delle obbligazioni definite Investment Grade (quindi relativamente sicure) è BBB (solitamente menzionata come tripla B). Al di sotto di questo punteggio i bond emessi sono classificati come Junk. L’importanza di questo spartiacque può essere apprezzata avendo in mente che alcuni dei cosiddetti “investitori istituzionali” (Fondi pensione e assicurazioni) spesso per statuto possono acquistare solo fondi classificati come “Investment grade”. La stessa regola vale per gli acquisti all’interno del programma di acquisti di obbligazioni da parte della BCE (denominato quantitative easing) da cui sono stati esclusi gli acquisti di obbligazioni Junk. Subire quindi un “downgrade” (quando cioè il proprio rating viene abbassato) tale che i bond emessi vengano classificati come Junk e quindi non più acquistabili dagli investitori istituzionali e dalle banche centrali, rischia di portare alcune aziende fortemente indebitate al fallimento (a seguito del fatto che il costo per potersi ulteriormente indebitare diventerebbe insostenibile).
Negli ultimi mesi le banche centrali sembrano essere consapevoli di questo problema. La BCE, già dal 2019, aveva incluso nel proprio piano di acquisto titoli anche la Grecia (contravvenendo dunque alla regola dato che i bond Greci hanno una valutazione media inferiore alla tripla B e non sarebbero acquistabili). È di questi giorni la notizia che le Federal Reserve abbia inserito nei suoi acquisti il sostegno (non diretto ma tramite titoli di gestione passiva, chiamati ETF, che li hanno in pancia) ad alcune di queste categorie di obbligazioni Junk.
Per quanto riguarda l’Unione Europea, a parte la Grecia, tutti gli altri paesi hanno un rating di investment Grade. Nel gradino più basso (quindi, la tripla B) a rischio classificazione Junk qualora ci fosse un declassamento troviamo Italia, Portogallo, Croazia, Ungheria, Romania e Bulgaria.