LO SHOCK CORONAVIRUS SCUOTE L’ECONOMIA GLOBALE: IL DENARO NON COSTA PIÙ NULLA!

La Federal Reserve USA abbassa, per la seconda volta in meno di due settimane, i tassi di interesse, portando a zero il costo del denaro. Non accadeva dalla crisi dei mutui subprime del 2008.

Vi spieghiamo perché. Domenica 15 marzo la Federal Reserve americana ha abbassato i tassi di interesse di un punto %, da 1,25 allo 0,25%. La mossa fa seguito ad un ulteriore ribasso già avvenuto meno di due settimane fa di mezzo punto.
Entrambe queste decisioni sono avvenute al di fuori delle occasioni “ufficiali” e quindi sono state prese in una situazione considerata di emergenza. Normalmente la revisione dei tassi di interesse avviene infatti in appuntamenti che si tengono a scadenze regolari. Una azione di questo tipo (con un ribasso complessivo dei tassi dell’1% nell’arco di 9 giorni), non si vedeva dai tempi della crisi finanziaria del 2008, ed è giustificata dalla situazione di allarme mondiale che segue la diffusione dell’epidemia di coronavirus che ha portato nelle ultime 3 settimane le borse mondiali a perdere tra il 30 e il 40% del loro valore.

Accanto a questo crescono le preoccupazioni di una recessione economica dovuta alla contrazione della domanda che potrebbe fare seguito all’emergenza mondiale.

Ma cosa sono i tassi di interesse e per quale motivo possono influenzare l’economia?

Le banche centrali definiscono periodicamente il tasso base a cui le banche commerciali possono prendere in prestito denaro dalla banca centrale stessa per prestarlo a loro volta ai clienti. Il tasso definito dalla banca centrale influenza quindi l’intero sistema finanziario ed economico di un paese. Più i tassi sono bassi, più le aziende e i privati sono agevolati a prendere denaro in prestito contribuendo così alla ripresa della domanda. Nello stesso tempo, abbassando i tassi di interesse, si cerca di evitare che aziende e società finanziarie fortemente indebitate possano entrare in crisi di insolvenza (default) a causa dell’impossibilità di onorare i debiti pregressi (le probabilità di questo evento aumentano nel momento in cui si avvia una recessione che fa calare i redditi per imprese e famiglie).

Dal 2009 al 2015 la Federal Reserve aveva mantenuto i tassi di interesse vicini allo zero (0,25%) per agevolare la ripresa economica dopo la crisi dei mutui subprime per riportarli, lentamente, sino al 2,5% (nel 2018).

Ora siamo tornati alla situazione di allora.

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